Caos tamponi, Tobia (Federfarma): «Qualche ritardo nella filiera ma nessuna difficoltà d’approvvigionamento»

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Sono più di 15mila le farmacie che, in tutta Italia, processano tamponi anti-Covid. Un numero molto elevato, se pensiamo che nel nostro Paese le farmacie sono circa 19mila. Una rete capillare che sta dando una mano enorme nel contrasto alla pandemia da Covid-19, purtroppo fortemente rivitalizzata nelle ultime settimane dalla variante Omicron, ma che potrebbe fare ancora di più: «Le pillole antivirali contro il Sars-CoV-2 – spiega a Sanità Informazione il segretario nazionale di Federfarma, Roberto Tobia –, al momento vengono distribuite dalle farmacie ospedaliere. Sarebbe preferibile e auspicabile, sia per venire incontro alle esigenze dei cittadini (che non sarebbero costretti a lunghi spostamenti), sia per limitare ulteriormente il contagio (evitando appunto viaggi inutili e sovraffollamenti negli ospedali), che venga data anche alle farmacie di comunità la possibilità di distribuire queste pillole che curano il Covid».

Farmacie prese d’assalto, difficoltà negli approvvigionamenti?

Le festività natalizie sono coincise con un aumento senza precedenti del numero di positivi accertati al Sars-CoV-2 dai tamponi. Di pari passo, la campagna vaccinale antinfluenzale e quella anti-Covid sono in pieno svolgimento. Senza contare poi la grande richiesta di mascherine FFP2, ormai diventate lo standard minimo di sicurezza. Ecco, le farmacie forniscono tutti questi servizi. Come li stanno gestendo? Hanno difficoltà di approvvigionamento di tamponi, mascherine o vaccini? «In questo particolare momento – spiega Tobia –, ci sono principalmente problemi nella rete logistica. Abbiamo qualche ritardo principalmente a causa della diffusione del virus», che allontana dal posto di lavoro sia contagiati che contatti stretti. «Non risultano però particolari difficoltà dal punto di vista dell’approvvigionamento e non ne avremo nel prossimo futuro».

Tamponi e spese a carico delle farmacie

Il Governo e l’apparato emergenziale diretto dal Generale Figliuolo, d’accordo con Federfarma, sono venuti incontro alle esigenze della popolazione sia dal punto di vista dei tamponi (già qualche mese fa) che da quello delle mascherine FFP2 (notizia più recente), proponendoli alla cittadinanza ad un prezzo calmierato. Le farmacie, anche in questo caso, hanno risposto presente: «Bisogna comunque tener conto – spiega Tobia – che se da un lato le farmacie non si sono tirate indietro, visto che il nostro è un servizio a favore della cittadinanza, dall’altro c’è tutta una serie di costi da sostenere. E non parlo solo del costo del tampone ma anche di tanti costi aggiuntivi che sono comunque a carico della farmacia. La quale, è bene ricordarlo, deve rispondere ad esigenze economiche. Il farmacista, non solo si è speso e continuerà a spendersi con grande impegno professionale nell’interesse della comunità, ma ha anche assunto nuovo personale, allungato l’orario di lavoro dei dipendenti, sostiene i costi relativi ai dispositivi di protezione individuali, come mascherine e camici, ha assunto infermieri e personale amministrativo». Insomma, una serie di spese che abbasserebbero il margine di guadagno per le farmacie con questa attività.

Mascherine a prezzi calmierati

Altro discorso quello sulle mascherine. Anche qui, dopo un accordo con il Governo e la struttura commissariale, i farmacisti sono chiamati a vendere mascherine FFP2 a massimo 75 centesimi: «Si tratta – spiega Tobia – di un accordo su base volontaria. Ogni farmacia acquista dal proprio fornitore mascherine a prezzi e con condizioni diverse. È chiaro che una piccola farmacia di provincia non potrà mai acquistare gli stessi quantitativi di mascherine che può permettersi una farmacia che sta nel centro di una grande città». Anche qui, però, i margini di guadagno «sono risibili», visto che da un lato il costo di 75 centesimi è molto basso e, dall’altro, bisogna affrontare la concorrenza di altri punti vendita, come supermercati o tabaccherie. Tobia tiene però a precisare che «il nostro primo obiettivo non è portare avanti questo tipo di attività: noi siamo professionisti del farmaco e, in quanto tali, il farmaco è e rimane il nostro primo obiettivo».

 

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