«Fra alcune settimane i positivi asintomatici potranno tornare alla vita normale». Intervista al Sottosegretario Sileri

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«Ci troviamo nella fase di transizione dall’emergenza pandemica alla convivenza con il virus. Oggi è ancora importante l’isolamento dei casi positivi anche asintomatici, ma quando i numeri dei ricoverati e dell’occupazione delle terapie intensive ce lo consentiranno, e ci vorranno ancora alcune settimane, anche le persone positive asintomatiche potranno tornare a fare una vita normale, pur mantenendo per qualche giorno accortezze quali la mascherina Ffp2 e il rispetto delle misure di distanziamento». È questo lo scenario prospettato dal Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri.

Sottosegretario Sileri, a quale nuova fase fa riferimento?

«A quella che ci sta traghettando dalla pandemia all’endemia. È innegabile che, grazie alle misure coraggiose che abbiamo preso negli ultimi mesi, stiamo progressivamente uscendo fuori da questa emergenza Covid-19. Grazie alla vaccinazione siamo vicini a raggiungere la tanto ambita protezione di comunità che andrà sempre difesa e mantenuta, ma che non provocherà più brusche interruzioni alla nostra vita quotidiana».

Che significa a livello pratico endemia e protezione di comunità?

«Significa che il virus continuerà a circolare, ma che non causerà danni significativi. È irrealistico pensare che scomparirà nel nulla da un giorno all’altro. Più probabilmente conviverà con noi per un po’ di tempo e questo non comporterà la stessa incidenza di ricoveri in ospedale e di morti. Circolerà e contagerà altre persone, come fa banalmente il virus del raffreddore, e con qualche piccola misura di prevenzione lo terremo sempre più sotto controllo».

Quindi, niente più lockdown, quarantene o tamponi a tappeto?

«Esattamente, soprattutto se la persona positiva non presenta alcun sintomo. Quando si raggiungeranno numeri sempre più bassi, in particolare sui ricoveri in ospedale, credo che dovremmo avere il coraggio di fare un passo in avanti verso la normalità. Non possiamo chiuderci sempre per paura, soprattutto se la situazione epidemiologica continua a cambiare come stiamo vedendo. Lo dico dall’inizio di questa pandemia: le nostre misure per gestire l’emergenza devono evolversi e adattarsi ai cambiamenti del virus e della sua circolazione. Se il virus rallenta possiamo allentare le misure. Se il virus accelera dobbiamo essere pronti a fare un passo indietro. Questa strategia ci è stata molto utile in passato. Non a caso il “modello italiano” è stato preso a esempio da molti altri paesi».

Non la spaventa permettere a una persona positiva di circolare liberamente?

«No. Se questa persona è completamente asintomatica, vaccinata e indossa una mascherina Ffp2 non vedo alcun motivo per avere paura. Ci dimentichiamo che, anche se il vaccino non ci protegge sempre dal contagio, riduce significativamente il rischio di ammalarci gravemente e riduce anche il rischio di contagiare gli altri. Questo deve essere molto chiaro: è molto più probabile che sia una persona non vaccinata a contagiare gli altri. Non ricadiamo più negli stessi errori e nelle stesse polemiche sterili. Guardiamo avanti con ottimismo, riconoscendo che la scienza che ci ha messo a disposizione i vaccini ci sta progressivamente portando fuori da questo incubo».

 

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