Disabilità, D’Arrando (M5S): «Dopo la legge delega è il momento del Codice unico e del Budget di salute»

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La legge delega sulla disabilità ha superato il primo step della Camera (via libera all’unanimità da Montecitorio) e a breve arriverà anche l’ok di Palazzo Madama. Tante le novità per le persone con disabilità, che attendevano da tempo una legge che di fatto è stata possibile soprattutto grazie alla spinta del PNRR. Il fulcro del provvedimento è rappresentato dal nuovo sistema di riconoscimento della condizione di disabilità, in linea con la Convenzione Onu del 2009. Il nuovo sistema si basa sulla valutazione multidisciplinare della persona, finalizzata all’elaborazione di progetti di vita personalizzati atti a garantire i diritti fondamentali. Innovativa anche l’idea della creazione del Garante nazionale delle disabilità, che dovrà occuparsi di raccogliere le istanze e le segnalazioni da persone con disabilità che denuncino violazioni dei propri diritti. Ne abbiamo parlato con Celeste D’Arrando, deputata del MoVimento 5 stelle in commissione Affari sociali, che segue da tempo questi temi e Sanità Informazione rilancia la proposta di legge del Budget di salute, a sua prima firma e già incardinata alla Camera, sembra essere lo strumento ideale per realizzare il progetto di vita personalizzato «per una concreta integrazione sociosanitaria», sottolinea D’Arrando.

Onorevole, partiamo dalla legge delega sulla disabilità. A parte il progetto di vita personalizzato, qual è secondo lei la novità più rilevante?

«Le novità contenute in questa delega sono diverse. Una delle più rilevanti riguarda il prevedere processi valutativi della condizione di disabilità multidimensionali adottando un approccio bio-psico-sociale consentendo di conseguenza la piena partecipazione della persona con disabilità all’elaborazione del progetto individuale, personalizzato e partecipato. In questo modo si va oltre il mero concetto di handicap e ci si concentra sulle capacità e competenze esistenti, slegando la condizione di disabilità dal concetto di capacità lavorativa. Altra novità è l’istituzione della figura del Garante che, in fase emendativa in Commissione Affari Sociali e Sanità abbiamo voluto fosse indipendente e collegiale. Infine, rilevante è stato il prevedere una definizione univoca della condizione di disabilità».

Da anni è tra le principali fautrici del budget di salute, prima firmataria di un progetto di legge incardinato in commissione Affari sociali. Ci può descrivere cosa prevede questa idea e perché è importante per le persone con disabilità?

«Il Budget di Salute è uno strumento che io definisco resiliente in quanto in grado di adattarsi ai diversi contesti socio-sanitari i cui attori/attrici principali sono le persone con fragilità. Di conseguenza può essere messo in campo non solo per le persone con disabilità ma anche in risposta al bisogno sociosanitario di persone con disagio psichico o con dipendenze. Allo stesso modo può essere adottato come misura di contrasto alla povertà educativa. In sintesi, attraverso la riconversione della quota sociosanitaria, che viene di norma destinata solo in caso di istituzionalizzazione, con i budget di salute le ASL e i comuni con gli enti di Terzo Settore possono coprogettare, coprogrammare e cogestire al fine di realizzare un progetto personalizzato di comunità che mette al centro la persona e mette insieme tutte le risorse strumentali e non. È importante perché consente di attuare una concreta integrazione sociosanitaria rispondendo alla necessità delle persone con disabilità di autodeterminarsi e di poter vivere una vita indipendente».

In che modo l’idea del budget di salute si coniuga con le misure previste nella legge delega?

«Il Budget di Salute si coniuga con le misure previste nella legge delega in quanto in quest’ultima sono presenti i principi e i criteri direttivi che riguardano il progetto individuale, personalizzato e partecipato ricalcando quello che di fatto è il Budget di Salute. Il budget è lo strumento che potrà essere utilizzato per la realizzazione del progetto personalizzato ed è per questo che è auspicabile che il Parlamento ne concluda rapidamente l’esame».

Pochi giorni fa è stata presentata la Disability card, rivolta a una platea di circa 4 milioni di persone. Secondo lei è la strada da seguire per le politiche sulla disabilità?

«La Disability card è uno strumento in linea con quanto previsto dall’Unione Europea e che può essere utile affinché le persone con disabilità possano accedere con semplicità e facilità ai servizi e alle prestazioni a loro riservati. A questo strumento ritengo debba essere affiancata la revisione delle norme esistenti con la realizzazione di un Codice unico della disabilità, prevedere la valutazione dell’impatto che ciascuna legge ha verso le persone con disabilità, come viene fatto per le politiche di genere, al fine di mettere in campo azioni realmente rispondenti ai bisogni delle persone con disabilità e la realizzazione di una struttura permanente e indipendente che abbiamo denominato Agenzia Nazionale per le persone con disabilità e l’accessibilità universale. Crediamo che sia importante valorizzare il know how che abbiamo nella pubblica amministrazione attraverso un organismo strutturato che sia punto di riferimento tecnico per i diversi livelli istituzionali, come per esempio per gli enti locali».

La legge di bilancio non sembra destinare risorse sufficienti sul tema della non autosufficienza e della disabilità. Proporrete correttivi?

«In legge di bilancio in realtà sono state stanziate diverse risorse su diversi fondi. Viene previsto, ad esempio, l’istituzione di un fondo di 6 milioni di euro presso il Ministero del turismo, destinato alla realizzazione di misure per lo sviluppo del turismo accessibile e inclusivo volte ad agevolare la presenza di turisti con disabilità e dei loro accompagnatori e la conseguente organizzazione di servizi accessibili e la realizzazione delle indispensabili infrastrutture. Abbiamo l’incremento di 50 milioni di euro per ciascun anno 2023-2026 del Fondo per la disabilità e la non autosufficienza che sarà rinominato “Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità”. Si istituisce anche il Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione per gli alunni con disabilità con una dotazione di 100 milioni annui dal 2022 e si rifinanzia con 50 milioni per ciascuno degli anni 2022 e 2023 il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità, prevedendo altresì che il Fondo possa finanziare anche iniziative dedicate alle persone con disturbo dello spettro autistico».

 

 

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